Limitare o differire gli automatismi (l'adeguamento del coefficiente di trasformazione in funzione della dinamica della mortalità e l'adeguamento dei requisiti di accesso alla speranza di vita a 65 anni) renderebbe il sistema pensionistico più debole e lo esporrebbe al rischio della discrezionalità politica. In altre parole: le pensioni in futuro sarebbero tecnicamente a rischio e subordinate a scelte politiche del momento, non più ad automatismi contributivi.
E' quanto sostiene la Ragioneria generale in un rapporto presentato oggi. Hanno spiegato i ragioneri dello Stato: "Anche interventi legislativi diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell'invecchiamento della popolazione, in quanto verrebbe messa in discussione l'automaticità ed l'endogeneità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese". Anche in presenza della soppressione permanente del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso al pensionamento il requisito di vecchiaia "verrebbe comunque adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di salvaguardia introdotta nell'ordinamento su specifica richiesta della Commissione e della Bce, e successivamente mantenuto costante a tale livello".
Chi vorrebbe limitare gli automatismi di adeguamento alla speranza di vita
Scrive La Stampa: "Secondo la Ragioneria generale, inoltre, l’effetto della soppressione del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita comporterebbe 'una maggiore spesa per pensioni in rapporto al Pil di dimensioni consistenti'. Contrari agli adeguamenti sono i due ex ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi (Ap) e Cesare Damiano (Pd), che chiedono di procedere in modo graduale. Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, ha scritto nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi che 'con il collega Damiano abbiamo ipotizzato non certo di cancellare il collegamento tra aspettativa di vita ed età di pensione ma di rallentare l’automatismo per garantire una minima fase di transizione alle generazioni adulte e una riflessione su quelle più giovani. Purtroppo non si sono registrate analoghe reazioni di difesa della sostenibilità previdenziale nel momento in cui la politica ha voluto deroghe per esodati, precoci, “gravosi”, bancari, giornalisti ed altri, nonostante abbiano comportato impegni di spesa per circa venti miliardi. Più si segmentano i pensionandi, più si creano ingiustizie. La buona politica deve essere capace di coniugare sostenibilità finanziaria e sociale".
Sul 'partito' di chi vorrebbe congelare o rallentare l'automatismo dell'adeguamento alla speranza di vita leggi anche l'articolo di Repubblica
Le previsioni su indennità di accompagnamento e pensioni invalidità
La spesa per indennità di accompagnamento è destinata a crescere gradualmente nei prossimi 50 anni, mentre quella per le pensioni di invalidità resterà sostanzialmente costante. La spesa per pensioni di invalidità si attesta intorno allo 0,2-0,3% del Pil per tutto il periodo di previsione (fino al 2070) raggiungendo il livello massimo nel 2039. Al contrario, la spesa per indennità di accompagnamento, rispetto al Pil, mostra una crescita costante passando dallo 0,8% nel 2016 all'1,3% nel 2070. "I due diversi andamenti – spiega lo studio – derivano, principalmente, dalla differente dinamica della struttura della popolazione interessata. Infatti, l'invecchiamento della popolazione implica, da una parte, un aumento della popolazione anziana, e quindi della platea dei percettori di indennità di accompagnamento e, dall'altra, una sostanziale stabilizzazione della popolazione con età inferiore al requisito anagrafico minimo richiesto per l'accesso all'assegno sociale, dove si collocano i potenziali percettori delle pensioni di invalidità civile".