AGI – Con un balzo del 6,8% l’S&P 500 si appresta a chiudere il miglior agosto dal 1986, quando l’indice mise a segno un rialzo del 7,1%. Dal picco negativo di marzo, in pieno lockdown, Wall Street ha guadagnato il 56%, spinta dagli aggressivi stimoli fiscali e monetari messi in campo da governo e banche centrali. S&P 500 e Nasdaq viaggiano sui loro massimi storici, mentre il Dow Jones ha cancellato tutte le perdite accumulate durante la pandemia e, con i suoi 28,653 punti della chiusura di venerdì, si trova a circa il 2,5% dal picco di 29.390 toccato a febbraio.
Tra i titoli più acquistati del mese spiccano quelli di alcune delle aziende maggiormente colpite dal Covid. Mgm Resort è salita del 44%. E forti rimbalzi, superiori al 20%, sono stati messi a segno anche da gruppi crocieristici come Royal Caribbean e compagnie aeree come Delta airlines.
Ma i veri protagonisti sono stati i titoli tecnologici, con Apple capace di spingere la propria capitalizzazione sopra i 2.000 miliardi di dollari in virtù di un balzo del 18%. Un andamento che ha influenzato anche Microsoft, Amazon, Alphabet e Facebook. Da sole le cinque big tech hanno pesato per circa un terzo del rimbalzo complessivo dello Standard & Poor’s e, tutte insieme, capitalizzano oltre 7.000 miliardi di dollari, più dell’intero Topix, l’indice esteso della Borsa giapponese.
Ed è proprio su questa divergenza tra ‘vincitori’ e ‘perdenti’ che si concentra ora l’attenzione degli analisti. Nonostante i nuovi record, i titoli di circa il 20% delle aziende quotate sullo S&P 500 viaggiano su valori inferiori di oltre il 50% rispetto ai propri massimi storici. Appena tre settori hanno sovraperformato l’indice finora quest’anno, con i tecnologici, trainati da Apple, e i “consumer dicretionary”, ‘drogati’ da Amazon, a fare la parte del leone.
Per molti altri c’è poco da festeggiare e il timore degli esperti è che il rimbalzo abbia forma di K, con un piccolo gruppo di titoli a correre e una larga parte degli altri incapace di tenere il passo. Il rischio è che il dominio delle ‘Big five’ renda il recupero del listino vulnerabile, legato com’è al destino, e alla forza, di una ristretta elite di compagnie.