I mattoncini Lego sopravviveranno agli smartphone. Conquistando anche loro

“Digitalizzazione” e “globalizzazione”: sono le due parole chiave che la Lego ha consegnato a Niels B. Christiansen affidandogli il timone della barca otto mesi dopo l’ultimo cambio al vertice del Gruppo. Investito ufficialmente oggi, il nuovo ceo si insedierà a tutti gli effetti dal primo ottobre prossimo.

Perché sia stato scelto lui lo spiega con chiarezza un comunicato del Gruppo danese, marchio icona dagli anni Trenta del Novecento. Grazie ai suoi mattoncini eresse un edificio che perse molti pezzi nei primi anni Duemila, ma superata la crisi si consolidò coniugando tradizione e innovazione: fu una infilata decennale di esercizi positivi, che macinarono fatturato e utili, conseguiti anche grazie alle licenze per la realizzazione di set da “Star Wars”, “Harry Potter”, “Batman”, ai film d’animazione e ai videogiochi.

Come dare futuro (senza stravolgerle) alle imprese familiari

Nel 2016 l’ulteriore svolta, quando Lego ha rallentato la crescita del giro d’affari al +6% (cinque miliardi di euro in termini assoluti) e dell’utile netto al +2%, cioè i livelli più deboli del decennio. Il mercato suggeriva la ricerca di nuove strategie, ma nell’attesa – finiva l’anno – il gruppo mise nel ruolo di ceo Bali Padda, 61 anni, di origini indiane, conoscitore della macchina grazie a una esperienza interna di 15 anni e ricordato per essere il primo non danese a capo della Lego. Oggi il comando torna a un danese e a un manager più giovane: Christiansen ha dieci anni meno di Padda (che conserverà un incarico nel gruppo).

Soprattutto, però, Christiansen ha due caratteristiche: conosce la struttura di una impresa familiare – la Lego lo è per eccellenza, poiché i Kirk Kristensen discendenti dal fondatore Ole controllano ancora il 75% del capitale – e in secondo luogo sa come trasformarla in una compagnia all’avanguardia tecnologica.

Christiansen ha dimostrato queste doti al timone del colosso danese Danfoss, tenuto per nove anni fino al giugno scorso. “Ha trasformato una compagnia industriale tradizionale in un leader tecnologico. La sua esperienza nella digitalizzazione e globalizzazione, con l’attuazione di una strategia di trasformazione e la costituzione di un team internazionale flessibile e dalle elevate performance, beneficerà il Gruppo Lego”, ha spiegato Jørgen Vig Knudstorp, direttore esecutivo Lego: “Il cda è fiducioso – ha aggiunto – che sotto la guida di Niels il Gruppo continuerà a prosperare e a portare le esperienze del gioco a un numero maggiore di ragazzi in tutto il mondo”.

Danfoss (prodotti energetici) ha raddoppiato le dimensioni, rinnovato il portafogli e aumentato la presenza internazionale sotto la guida di Niels B. Christiansen, il quale ha raccontato che da bambino giocava anche lui alle costruzioni con i mattoncini Lego, e al termine degli studi cominciò la carriera alla McKinsey & Co.

Film, app e videogiochi

Come catturerà nuovi fan la compagnia danese? C’è nei programmi immediati il lancio di un nuovo film di animazione con la Warner, “Lego Ninjago” a settembre, l’apertura della ‘Lego House’ a Billund in Danimarca (12 mila metri quadrati per 23 metri di altezza) e lo sviluppo della nuova entità Lego Brand per le diversificazioni produttive, mentre avanzerà nel settore digitale, con app per smartphone e videogiochi. Christiansen è avvantaggiato da una posizione che non è un dettaglio: nell’annuale classifica stilata da ‘Brand Finance Global 500’, Lego nel 2017 è il marchio più potente al mondo, precedendo Google e Nike.

 Attualmente le vendite sono solide in Europa e hanno segnato considerevoli progressi in Cina, mentre meno soddisfazioni arrivano dall’altra sponda dell’Atlantico, dove pesa la concorrenza della Mattel più che altrove.

 

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