AGI – L’invasione russa dell’Ucraina e le crescenti, dure sanzioni economiche contro Mosca hanno fatto salire alle stelle i prezzi di gas, oro e dei metalli come alluminio, rame, palladio e nichel, spingendoli a nuovi massimi storici.
Il barile del Brent del Mare del Nord ha sfiorato nella giornata di lunedì 7 marzo i 140 dollari all’inizio della seduta asiatica, vicino al record assoluto di 147,50 dollari raggiunto a luglio 2008, prima che le quotazioni dell’oro nero si calmassero un po’. Stati Uniti e Unione europea stanno “discutendo molto attivamente” la possibilità di fermare le importazioni di petrolio russo in risposta all’invasione dell’Ucraina, ha affermato domenica il ministro degli Esteri americano Antony Blinken.
Più cauta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha evitato sinora di menzionare i divieti di importazione poiché la Russia fornisce il 40% del gas consumato nell’Ue. Il prezzo del gas di riferimento europeo, l’olandese Ttf, è balzato al nuovo record di 345 euro per megawattora (MWh) per poi ripiegare in mattinata a 260 euro, +34%.
Sulla scia dei prezzi dell’energia sono saliti anche quelli dei metalli prodotti in Russia, con l’alluminio che ha superato per la prima volta la soglia dei 4.000 dollari per tonnellata, mentre rame e palladio hanno toccato nuovi massimi storici rispettivamente a 10.845 dollari per tonnellata e 3.442,47 dollari per oncia.
All’apertura degli scambi, una tonnellata di alluminio con consegna in tre mesi ha raggiunto il picco di 4.073,50 dollari sul mercato dei metalli di base di Londra (London Metal Exchange, Lme). Il palladio e’ salito del 5,6% a 3.170,49 dollari l’oncia, dopo aver toccato il massimo storico di 3.172,22 dollari a inizio seduta.
La Russia rappresenta il 40% della produzione mondiale del metallo utilizzato dalle case automobilistiche nei convertitori catalitici per ridurre le emissioni. Anche i metalli industriali sono aumentati, trainati da forti guadagni. Il nichel, senza raggiungere gli ultimi picchi risalenti al 2007, è cresciuto di oltre il 25%, fino a toccare i 37.800 dollari, mentre le catene di approvvigionamento globali hanno cercato di valutare la possibile assenza di forniture dalla Russia, il terzo maggior produttore di nichel.
La situazione in Ucraina ha fatto impennare anche l’oro, bene rifugio per eccellenza, che ha superato i 2.000 dollari l’oncia, toccando il livello più alto da settembre 2020. Il forte aumento dei prezzi delle materie prime ha suscitato preoccupazioni per la crescita economica nei paesi che si stanno ancora riprendendo dalla pandemia di Covid.
“Purtroppo, in un ambiente stagflazionario, questo non è vero – ha osservato Jeffrey Halley, senior analyst di Oanda – il timore è che le proiezioni di crescita per il 2022 in tutto il mondo dovranno essere drasticamente riviste al ribasso e sarà interessante vedere cosa faranno le banche centrali del mondo”.
E ha spiegato: “La stagflazione si riferisce a paesi che stanno sperimentando un aumento simultaneo dell’inflazione e una produzione economica in stallo”. Ieri i combattimenti hanno impedito a circa 200.000 persone di evacuare la città ucraina assediata di Mariupol per il secondo giorno consecutivo, quando il presidente russo Vladimir Putin ha promesso di portare avanti la sua invasione a meno che Kiev non si arrenda.
Le partecipazioni del più grande fondo negoziato in borsa al mondo e garantito dall’oro, lo Spdr Gold Trust, sono aumentate dello 0,4% a 1.054,3 tonnellate venerdì scorso, al top da meta’ marzo 2021.
La guerra in Ucraina fa impennare i prezzi di metalli e materie prime