PSA e Fiat Chrysler sono una coppia perfetta: gli analisti, come rilevò lo scorso mese di ottobre les Echos, sostengono che per entrambe le case automobilistiche il “matrimonio” rappresenta una mossa vincente per collocarsi tra i leader dell’industria automobilistica globale.
Alcuni mesi fa, nella scorsa primavera, a Ginevra in occasione del Motor Show, Carlos Tavares e Mike Manley avevano filtrato anche di fronte alla stampa. Ad ottobre, i rispettivi boss di PSA e Fiat Chrysler hanno entrambi ammesso di essere molto aperti alle partnership – e anche a molto di più. “Puoi sognare di tutto”, aveva detto il pilota della Peugeot. “Studierò ogni proposta che permetta alla Fiat di rafforzarsi”, aveva ribattuto l’uomo che ha preso le redini dell’azienda dopo Sergio Marchionne (che amava molto questo progetto).
I vantaggi di tale unione sono evidenti e già noti: su diversi scaffali della biblioteca del quartier generale di Peugeot, sono stati rinvenuti gli archivi dei banchieri che ne illustravano i benefici. Ma in passato, in diverse occasioni, i negoziati avevano sempre fallito.
I timori di malcontenti o di impasse causa della concorrenza erano stati a lungo troppo forti. E durante l’ultimo tentativo fallito, solo pochi anni fa, il gruppo italiano finalmente si arrese e, racconta sempre il quotidiano francese, “il bel Sergio preferì cadere tra le braccia della General Motors“. Ma poi l’aria è cambiata.
La verità è che con gli enormi investimenti richiesti dall’auto elettrica e autonoma, il calo a sorpresa del gasolio e la fine del ciclo di crescita del mercato mondiale, i gruppi erano da tempo alla ricerca di nuove soluzioni. La pressione finanziaria è tale che Volkswagen e Ford stanno negoziando le linee guida di un ampio partenariato tecnologico. Anche i nemici giurati BMW e Mercedes hanno unito le forze nei servizi di mobilità e di guida autonoma.
Con il ritiro forzato dall’Iran, per Psa si tratta di un passo fondamentale quello di “fare un grande ritorno progressivo negli Stati Uniti”. I francesi e gli italiani diventano appunto il quarto leader mondiale e anche dal punto di vista della geografia industriale inattaccabili, o quasi. Per Fca, le vendite in Europa sono in fase di stallo, ma i marchi Jeep e RAM hanno permesso di ridurre il debito del gruppo.
A PSA, invece si trovano le tecnologie di cui FCA ha disperatamente bisogno per evitare le multe di CO2 a 9 cifre di Bruxelles, un know-how europeo riconosciuto (i margini del gruppo più dei re tedeschi premium del Vecchio Continente).
Dal canto suo, Carlos Tavares, detto il guru della Peugeot, ha già messo a posto i conti dell’azienda. E ha sempre sostenuto che attualmente “non possiamo creare un gigante mondiale in Europa a causa di regole anticoncorrenziali”. Ma con un gruppo più americano che italiano, è un’altra storia. Appunto, d’amore.