Stipendi alti e basso tasso di disoccupazione. Con una media di 1.476 euro mensili, Bolzano è la provincia che detiene il primato degli stipendi più alti fra i lavoratori dipendenti. A dirlo è l'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro con la seconda edizione del rapporto "Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane".
La classifica degli stipendi più alti
- Bolzano (1.476 euro)
- Varese (1.471 euro)
- Monza e Brianza (1.456 euro)
- Como (1.449 euro)
- Verbano Cusio Ossola (1.434 euro)
- Bologna (1.424 euro)
- Lodi (1.423 euro)
Si tratta di retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale (1.315 euro) in una classifica che è dominata, nelle prime posizioni, dal Nord Italia.
La prima provincia del Mezzogiorno con la retribuzione media più elevata è solo al 55° posto della classifica dove si colloca L'Aquila con 1.282 euro. Quella, invece, con gli stipendi più bassi è Ascoli Piceno: 925 euro.
Lo squilibrio tra occupazione maschile e femminile
Lo squilibrio tra tasso d'occupazione maschile e femminile appare strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la differenziata presenza sul territorio nazionale di strutture dedite ai servizi per l'infanzia, spesso non è conveniente per le mamme lavorare, perché il costo dei servizi sostitutivi per la cura dei bambini e per il lavoro domestico è decisamente elevato. Il tasso d'occupazione femminile più alto si osserva nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,5%), mentre quello più basso si registra a Barletta- Andria-Trani dove lavorano meno di un quarto delle donne (24,1%). Tassi d'occupazione femminile superiori al 63% si registrano anche in altre 3 province tra le quali
- Bolzano (66,4%)
- Arezzo (64,4%)
- Forlì-Cesena (63,3%)
- Napoli (25,5%)
- Foggia (25,6%)
- Agrigento (25,9%)
Il tasso di occupazione maschile è, ovviamente, più elevato: la provincia di Bolzano si colloca al vertice della classifica con più di tre quarti degli uomini occupati (78,9%), mentre a Reggio Calabria lavora meno della metà della popolazione maschile (44,5%), seguita da Vibo Valentia (48,1%), Palermo (48,8%) e Caserta (49,9%).
Diminuiscono i Neet al nord
La ricerca, nell'analizzare a fondo i dati sull'occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un'analisi molto dettagliata anche sul fenomeno dei Neet: i giovani con un'età compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. Nel 2016 erano 2,2 milioni di unità (1,1 milione di donne e 1 milione di uomini) in diminuzione rispetto al 2015 di 135 mila unità (-5,7%), come risultante della flessione sia delle donne che si trovano in questa condizione (-49 mila unità, pari a -4%) sia degli uomini (-86 mila unità, pari a -7,6%). La riduzione maggiore si registra nelle regioni del Nord (- 8,4%), rispetto a quelle del Centro (-5,9%) e del Mezzogiorno (-4,2%). Il tasso di Neet nel 2016 (24,2%) diminuisce di quasi un punto percentuale rispetto al 2015 (25,5%): il valore di questo indicatore nel Sud (34,0%) è superiore di 13 punti percentuali rispetto a quello del Centro (30,3%) e di 17 punti rispetto a quello del Nord (16,8%). Il tasso di Neet più elevato nel 2016 si registra nella provincia di Medio Campidano (46,2%) e quello più basso in quella di Bolzano (9,5%), con una differenza di oltre 36 punti percentuali.
Il tasso di Neet è superiore al 40% nelle province di:
- Cosenza (41,5%)
- Palermo (41,3%)
- Catania (40%)
Valori elevati di questo indicatore si osservano anche a Napoli (37,6%), al 10° posto fra le province con il tasso di Neet più elevato.