Nessuno potrà dire "non mi riguarda". Una decisione degli Usa sulla partecipazione al Cop 21 avrà riflessi fino nel più remoto villaggio africano. L'annuncio di Trump su Cop21 è atteso per le 15 ora americana, l'intesa di Parigi di fine 2015 è già in vigore nei Paesi europei e ha già inciso su importanti scelte economiche. La Cina sta creando 13 milioni di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili. Le grandi aziende energetiche hanno preparato e sviluppato piani di ricerca e sviluppo in questa direzione. La Green Economy è già una realtà tangibile anche per molte famiglie, a cominciare da quelle che hanno adeguato le proprie abitazioni.
L'esperto: un no cambierebbe lo scenario politico
- L’Accordo di Parigi (o Cop21), oltre a spostare il monitoraggio sulle emissioni di gas serra al 2020, "creava la premessa del Club del 55%: ovvero i Paesi, ricchi, che emettono il 55% dei gas serra prodotti sul pianeta, diventano donatori di 180 miliardi di dollari da destinare ai Paesi più poveri perché aggiornino le proprie industrie e riducano le emissioni. Gli Usa da soli – spiega il professor Carlo Bollino – producono qualcosa come il 20% delle emissioni. Più o meno altrettante ne produce la Cina. Senza gli Stati Uniti nell'accordo cambia completamente la prospettiva del Club del 55%. Per rimpiazzare una nazione che da sola ‘vale’ il 20%, devo trovare altri 20 Paesi che producono l’1% a testa. Si ridisegna la mappa e si sposta la leadership politica, con la Cina che diventa il membro più importante del Club”.
- La componente costi
Un altro effetto, è l’aumento dei costi marginali. “Se si sfilano gli Usa, viene a mancare una componente importante sul piano tecnologico. In questo caso, non è che aumentino del 20% i costi sostenuti dagli altri Paesi: l’incremento si aggirerebbe sul 35%. Perché diventano necessari maggiori investimenti in tecnologia”.
- Alla ricerca di un vantaggio
Il terzo aspetto è quello che probabilmente costituisce il ‘movente’ di Trump: “Se non deve più preoccuparsi di contenere le emissioni, l’industria Usa ha costi di produzione ridotti. Insomma, un tentativo di ridare competitività nell’ottica di “America First”, in casa mia comando io e mi faccio le mie regole”.
- Il 'rischio emulazione'
C’è infine l’aspetto politico: “Se non ci credono gli Usa, può darsi che qualcun altro si sfili. Se le rinnovabili diventano meno interessanti, anche altri Paesi possono decidere di lasciare”.
Effetti sull’Italia
Non sono facilmente quantificabili nell’immediato. Il nostro Paese ha ratificato l'accordo: lo ha firmato nell'aprile 2016 all'Onu. In ottobre Camera e Senato hanno approvato la legge di ratifica e l'11 dicembre 2016 è entrato definitivamente in vigore.
I riflessi sull'economia
L'applicazione dell'accordo Cop21 del 2015 ha comportato il rinnovo degli sconti fiscali (65%) sugli interventi di ristrutturazione edilizia per l'efficienza energetica. Quindi, gli effetti concreti e positivi sulla economia reale sono stati, in estrema sintesi:
- Riqualificazione del patrimonio edilizio
- Diffusione del fotovoltaico per le abitazioni
- Sviluppo delle fonti alternative
- Ricerca, occupazione e indotto nel settore delle rinnovabili
- Ecobonus, sconto fiscale pari al 65% dei costi delle ristrutturazioni per la riqualificazione energetica delle abitazioni private
- Sconto fiscale del 65% per l'installazione di pannelli fotovoltaici
- Sviluppo dell'alta velocità ferroviaria
- Sviluppo della mobilità metropolitana su ferro
- Fondi statali per l'efficienza energetica degli edifici scolastici
- Fondi statali per aggiornare gli edifici pubblici
- Attivazione di un protocollo di ricerca sulla produzione di biocarburanti per aerei
Il governo, Renzi prima e Gentiloni poi, riserva un allegato del Def all'applicazione dell'accordo e il ministero dell'Ambiente prepara ogni anno una relazione al Parlamento.
Leggi anche:
Una scheda sintetica sulla Stampa di Torino.
Le sette ipotesi dal Corriere della Sera.
Gli scenari tratteggiati da Repubblica.