Ve lo ricordate #DeleteFacebook? Dopo il caso Cambridge Analytica sembrava che mezzo mondo volesse lasciare il social network, che Mark Zuckerberg fosse sull'orlo di una crisi di nervi e che, di colpo, un modello consolidato stesse per collassare. I problemi esistono. Poi, però, ci sono anche i numeri. Quelli di un'ennesima trimestrale positiva. Facebook, in barba alle Cassandre, continua a macinare miliardi e a conquistare utenti.
Un utile mai visto
Il fatturato da pubblicità è stato di 11,8 miliardi di dollari (il secondo più alto di sempre), in aumento del 50% rispetto al primo trimestre del 2017. Sono aumentate, come previsto dalla società, anche le spese, da 4,7 a 6,5 miliardi. Quindi sì, Facebook deve far fronte a investimenti tecnologici e correzioni regolatorie. Ma il ritmo con cui crescono le spese (+39%) resta ancora più lento rispetto a quello con cui Mark Zuckerberg incassa. Il risultato è un utile che per la prima volta supera la soglia dei 5 miliardi di dollari, guadagnando il 63% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Gli effetti (nulli) di #DeleteFacebook
Se la bontà dei conti è evidente, c'era qualche preoccupazione in più sulla reazione degli utenti. E invece aumentano anche quelli. Sono 2,2 miliardi gli iscritti attivi ogni mese e 1,45 miliardi quelli che si connettono ogni giorno. Effetto #DeleteFacebook? Nullo. Nell'ultimo trimestre, gli utenti mensili sono aumentati del 3,1%. In quello precedente del 2,7%. Una (piccola) cattiva notizia arriva dal progresso annuale degli iscritti. Tra il 2016 e il 2017 era stato del 17%. Tra il 2017 e il 2018 del 13,4%. Ma, come dimostrano i dati sul breve periodo, sembra più un rallentamento fisiologico di un social che ha quasi 14 anni piuttosto che una reazione a singoli avvenimenti.
Norme Ue sulla privacy: preoccupati ma non troppo
Il responsabile finanziario Dave Wehner ha confermato che la nuova normativa europea sulla privacy comporterà, nel secondo trimestre 2018, "un calo degli utenti attivi in Europa", sia a livello quotidiano che mensile. Tuttavia, anche se ci sono "impatti potenziali" e "da monitarare", il cfo sostiene di non aspettarsi conseguenze "significative" sulla pubblicità. Facebook, nelle scorse settimane, ha più volte ripetuto di voler estendere il modello europeo anche ai Paesi dove quelle norme non sono obbligatorie. Significa che lo stesso impatto in termini di utenti è prevedibile anche altrove? No. E il perché lo spiega, sul filo dell'equilibrismo lessicale, la coo Sheryl Sandberg: "Ci saranno in tutto il mondo gli stessi controlli e le stesse impostazioni", in modo da offrire a chiunque "le stesse possibilità di scelta". Ma "non ci sarà ovunque lo stesso format, che sarà invece diverso nelle diverse regioni del mondo". Tradotto: saremo più attenti, prenderemo spunto da alcuni obblighi dell'Ue, ma il regolamento europeo sulla privacy non avrà conseguenze altrove per il semplice fatto che non lo adotteremo.
Zuckerberg si scusa. Di nuovo
Anche di fronte agli azionisti, Zuckerberg e' tornato a dire che Facebook "non ha fatto abbastanza", non essendo riuscito a prevedere che "alcuni strumenti potessero essere usati in modo pericoloso". Il fondatore del social ha quindi promesso che "continuera' a investire pesantemente in sicurezza e privacy". E ha rimarcato l'impegno nell'attivita' di controllo, tramite intelligenza artificiale e l'aumento degli addetti "umani": saranno 20.000 entro la fine dell'anno.
Come guadagnare da Instagram e WhatsApp
Dopo aver sottolineato le performance di Facebook, Zuckerberg si è soffermato a lungo sulle altre piattaforme del gruppo. "Nei prossimi cinque anni, ci concentreremo per costruire un ecosistema commerciale su Instagram, WhatsApp e Messenger. Cioè: stanno cercando un modo per monetizzare, magari collegando app e imprese. Quanto a Instagram, "una delle opportunità più interessanti – ha detto il ceo – è rendere gli annunci sulle Storie funzionali come lo sono nel feed". Quindi, con tutta probabilità, ci sarà più pubblicità anche nei contenuti a scomparsa. Ma senza eccedere, per evitare di rispondere gli utenti. L'altra sfida riguarda la realtà virtuale, con l'arrivo di Oculus Go, il visore senza fili sviluppato dalla controllata di Facebook.
La rimonta del titolo
Il 16 marzo è l'ultima seduta di borsa prima delle rivelazioni su Cambridge Analytica. Il titolo di Facebook chiude a 185,09 dollari. La società accusa il colpo, calando del 17,7% nel giro di dieci giorni. Poi la risalita. Prima con il confronto al Congresso, che di fatto ha premiato Zuckerberg. Infine con i numeri di questa trimestrale. Risultato: Nelle contrattazioni del dopo-borsa, le azioni hanno guadagnato il 6,5%, portando il titolo a 171,4 dollari. Per recuperare il prezzo precedente al "grande crollo" basterà guadagnare un altro 7,4%. Tra pochi giorni, quindi, Facebook potrebbe lasciarsi alle spalle il caso Cambridge Analytica, almeno dal punto di vista finanziario.