Dopo che le compagnie telefoniche sono state costrette a tornare alle 12 bollette annuali, anziché 13, per gli utenti sembrava essere arrivato il momento di abbassare la guardia. Nulla di più sbagliato. Lo assicura un’inchiesta dell'associazione di consumatori Altroconsumo condotta in 50 punti vendita Tim, Vodafone, Wind, Tre e Fastweb di 5 città: Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. Innanzitutto se è vero che a fine anno le bollette saranno 12, è vero pure che il singolo importo viene aumentato dell’8,6% che in totale diventa un +17,2%. Il tutto senza un corrispondente aumento dei servizi offerti, assicura l'associazione.
Il rovescio della medaglia delle bollette mensili
E così, ad esempio, chi aveva per esempio un contratto che includeva 500 minuti di chiamate ogni quattro settimane, usufruiva di 6.500 minuti complessivi all'anno. Ora che i 500 minuti tornano ad essere accreditati ogni mese (quindi due o tre giorni dopo), i minuti annuali disponibili per le chiamate diventano 6.000. Con la conseguenza che il costo del singolo minuto diventa maggiore. Non solo: poiché la quantità di minuti, messaggi e giga inclusi nell'offerta non viene aumentata, bisognerà farsela bastare per un maggior numero di giorni, così diventa più facile per l'utente sforare. È a questo punto che arriva il salasso perché, osserva Altroconsumo, “telefonare quando si è esaurito il traffico voce incluso nel proprio piano tariffario può costare fino a 29 centesimi al minuto (Wind e Tre), e perfino prevedere uno scatto alla risposta di 20 centesimi (Vodafone e Tim)”. Mentre per navigare si arriva al costo supplementare di 2 euro ogni 20 megabyte (come per Wind, Tre e Vodafone).
Le verifiche (a pagamento)
L’unica soluzione è controllare spesso il credito residuo. "Ma se siete clienti Vodafone questa operazione è un servizio a pagamento". Per sapere quanto credito è rimasto si pagano 19 centesimi al minuto, con un scatto alla risposta di altri 20 centesimi. E lo si scopre solo una volta che si è effettuata la chiamata.
Ma non è finita: Per Altroconsumo gli operatori disseminano coti aggiuntivi per l’ascolto della segreteria telefonica, per i servizi “ti ho cercato”, per attivare o rinnovare il proprio piano tariffario, per l'antivirus e per le penali da pagare in caso di recesso anticipato. Si tratta di servizi non richiesti, che l'utente trova già attivati sulla sim al momento della sottoscrizione del contratto. “Alcuni possono essere successivamente bloccati, è il caso del servizio "ti ho cercato" o della segreteria telefonica, ma le disattivazioni sono rese spesso macchinose. Vanno effettuate al telefono con il servizio clienti, mai nei negozi, oppure attraverso il sito Internet. Soprattutto prevedono che l'utente abbia consapevolezza che si tratti di servizi a pagamento, e non sempre è così”.
Quello che gli operatori non sempre dicono
Non è un caso, osserva Altroconsumo, “che nei cinquanta punti vendita in cui siamo andati per realizzare questa inchiesta, la consegna del silenzio sui costi nascosti è una costante. Gli addetti alla vendita sono molto loquaci quando si tratta di spiegare ciò che è scritto a caratteri cubitali sulle tariffe in promozione, ma diventano stranamente laconici quando si chiede loro se esistono servizi a pagamento già attivi sulla sim. Costi che naturalmente sono imboscati nelle lunghe pagine del contratto, scritte fitto fitto. Contratti che non vengono mai consegnati anticipatamente al cliente per una valutazione, ma solo sottoposti alla firma all'ultimo momento”.