Crolla il petrolio, vola l’oro. L’effetto del coronavirus sui listini

​La paura per il coronavirus manda a picco le Borse europee, con Milano maglia nera, e il petrolio. I mercati temono gli impatti economici della diffusione del virus a fronte dell’alto numero di contagi in Iran, Italia e Corea del Sud. Le borse europee bruciano circa 350 miliardi. Lo Stoxx 600, un indice azionario composto da 600 fra grandi, medie e piccole imprese di 17 Paesi, ha perso il 3,79%. Londra arretra del 3,34% a 7.146 punti. Francoforte cede il 4,01% a 13.035 punti e Parigi il 3,94% a 5.791 punti. Anche Wall Street ha chiuso fortemente negativa sulla scia dei timori per il diffondersi dell’epidemia di coronavirus fuori dalla Cina. Il Dow Jones ha perso oltre mille punti finendo a 27.962,91 punti (-3,6%), il Nasdaq ha segnato -3,7% a 9.221,28 punti mentre lo S&P 500 ha registrato un calo di 3,4% a 3.225,90 punti. 

La peggiore è Milano: l’Ftse Mib nel corso della seduta, arriva a perdere il 6% e chiude in calo del 5,43% a 23.427 punti. La giornata nera fa crollare la capitalizzazione di Borsa Italiana: il listino di Piazza Affari venerdì scorso valeva poco più di 706 miliardi e oggi ha bruciato circa 38,3 miliardi. Segno negativo per tutte le blue chips, con un particolare accanimento per le vendite sui titoli del lusso, gli industriali e i finanziari. Il titolo Juventus Fc perde l’11,83% con l’annuncio della chiusura del museo del club e con la possibilità di disputare le prossime partite di campionato a a porte chiuse. Male anche il settore del lusso (Moncler -5,36%, Ferragamo -8,90%), gli industriali (CnhI -7,65%, Fca -6,13%) e i finanziari con Nexi a -8,61%, Unicredit -6,48%, Ubi Banca -4,13%, Intesa Sanpaolo -5,75%, Generali -5,40%. Telecom Italia cede il 3,97%, mentre tra gli energetici Enel ed Eni terminano in flessione rispettivamente del 4,90 e del 4,67 per cento.

In calo, ma non così profondo, le Borse cinesi: Shanghai lascia sul terreno lo 0,28% mentre l’Hang Seng perde l’1,87% mentre lo Shenzen guadagna l’1,23%. Tokyo è chiusa per festività. 

Anche i prezzi del petrolio sono in picchiata (con perdite vicine al 5%). Pesa non solo il coronavirus ma anche i mal di pancia all’interno dell’Opec. Il Wti cede il 4,51% a 50,97 dollari al barile, il Brent arretra del 4,87% a 55,65 dollari. L’Arabia Saudita sta considerando di uscire dall’alleanza dell’Opec+ con la Russia che va avanti da almeno 4 anni. I prezzi del petrolio sono saliti durante la maggior parte della scorsa settimana, ma nel fine settimana l’Arabia Saudita ha riferito che sta considerando una pausa dai tagli alla produzione concordati con la Russia, dato che l’epidemia di coronavirus della Cina continua a ridurre la domanda globale di petrolio.

Il prezzo dell’oro, bene rifugio per eccellenza, continua ad aumentare e schizza verso quota 1.700 dollari a 1.690 dollari l’oncia, ai massimi da 7 anni.

Schizza anche lo spread: il differenziale Btp/Bund, dopo aver toccato per una breve frazione di tempo i 150 punti, chiude in rialzo a quota 144, sui livelli dell’apertura e di 10 punti sopra la chiusura di venerdì scorso. Il rendimento del Btp avanza allo 0,958%, dopo un massimo dell’1,002%.

Il Financial Times sottolinea che per i mercati, il problema del coronavirus “non è più un problema esclusivamente asiatico”, citando le parole di Robert Carnell, capo economista dell’Asia-Pacifico presso Ing. ​Secondo Warren Patterson, responsabile della strategia delle materie prime di Ing, “in precedenza, la maggior parte della preoccupazione del mercato petrolifero era l’impatto che la Covid-19 avrebbe avuto sulla domanda cinese. Ma – aggiunge – chiaramente, visto il numero crescente di casi al di fuori della Cina, questo inizierà a destare preoccupazioni sulla domanda in altri paesi e regioni”.

Agi