I prossimi giorni si annunciano decisivi per una svolta nella vicenda dell'Ilva di Taranto. Programmata, a partire dal 10 gennaio prossimo, una serie di incontri al Mise tra Am Investco (il nuovo investitore dell'Ilva) e i sindacati per continuare l'approfondimento sul piano industriale e su quello ambientale, adesso il vero nodo da sciogliere riguarda il conflitto aperto da Regione Puglia e Comune di Taranto proprio sul piano ambientale, presentato da Am Investco e approvato con decreto ministeriale (Dpcm) a fine settembre.
I due enti locali, nelle scorse settimane, hanno impugnato con un ricorso al Tar di Lecce proprio il decreto in questione. Non hanno sortito effetto alcuno gli appelli giunti dai sindacati, a partire dai leader confederali Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, e anche e soprattutto dal premier Paolo Gentiloni, dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e dal segretario del Pd, Matteo Renzi, affinché il ricorso sia ritirato.
Sebbene Regione Puglia e Comune di Taranto abbiano ritirato la richiesta di sospensiva relativa al ricorso – in vista della prima udienza al Tar prevista il 9 gennaio – la situazione non si è rasserenata affatto. Anche se il giudizio di merito arriverà nell'arco di alcuni mesi e quindi ci sarebbe il tempo per discutere e trovare un'intesa, il fatto che il ricorso al Tar rimanga comunque in piedi viene visto come un grande ostacolo ai fini della cessione dell'Ilva ad Am Investco, la società formata da Arcelor Mittal, primo produttore mondiale di acciaio, e dal gruppo Marcegaglia.
La situazione si è poi ulteriormente aggrovigliata dopo che Arcelor Mittal ha scritto al governo e ai commissari dell'Ilva annunciando l'intenzione di rivedere il contratto firmato a giugno perché la situazione nel frattempo è cambiata. Il big della siderurgia si riferisce proprio al ricorso sollevato da Regione Puglia e Comune di Taranto che costituisce una nube sul prosieguo della cessione. Il gigante franco-indiano nel contratto aveva proposto 1,8 miliardi come prezzo di acquisto, 1,1 miliardi di investimenti ambientali e 1,2 miliardi di investimenti industriali.
Braccio di ferro tra governo e Regione
Insieme ai commissari, il Mise sta monitorando la situazione alla luce delle nuove richieste di Arcelor Mittal e ha già fatto sapere al governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che il Dpcm impugnato non si può cambiare. Il governatore pugliese conferma il ricorso al Tar e dice che per farlo decadere basta cambiare il Dpcm e l'oggetto del contendere verrà meno automaticamente. Il Mise risponde evidenziando come serva un iter lungo e complesso per arrivare a un nuovo decreto. E questo, comportando tempi non brevi, farebbe saltare anche tutta la procedura di cessione avviata e in questi mesi al vaglio della Commissione Europea.
L'Antitrust di Bruxelles deve infatti validare la cessione dell'Ilva perché l'aggiudicazione ad Am Investco sia effettiva. In alternativa ad un nuovo Dpcm, ci sarebbe la strada di un protocollo aggiuntivo al decreto del presidente del Consiglio. Ed è quello che propone il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che ha scritto in tal senso al Mise evidenziando i punti che sono ritenuti prioritari dal Comune di Taranto per togliere anche il ricorso al Tar. Tra queste priorità, ci sono l'introduzione della Valutazione integrata del danno sanitario e ambientale e la salvaguardia dell'indotto siderurgico locale. Ma oltre al protocollo aggiuntivo, ci potrebbe anche essere un "addendum": una sorta di appendice, al Dpcm stesso come giorni fa ha proposto la Fiom Cgil.
Si vedrà in questi giorni, trascorso il Natale, quale possa essere la strada migliore per sbloccare lo stallo, superare la strettoria del ricorso, rasserenare il clima ed evitare che Arcelor Mittal vada verso il disimpegno o ponga condizioni che portano ad una revisione del contratto.
La preoccupazione dei sindacati
I sindacati, confederali e metalmeccanici, sono allarmati per la situazione. Continuano a chiedere al governatore di Puglia e al sindaco di Taranto di revocare il ricorso ai giudici amministrativi. Marco Bentivogli, leader Fim Cisl, annuncia una mobilitazione dei lavoratori sotto le sedi della Regione Puglia e del Comune di Taranto. Bentivogli e gli altri esponenti sindacali non hanno per niente accettato le affermazioni di Emiliano secondo il quale i sindacati "sono soli in questa battaglia" e che dalla parte degli enti locali pugliesi "c'è un grande sindacato dell'Ilva come l'Usb". Per smentire sul punto Emiliano, i sindacati hanno infatti tirato fuori i dati di novembre scorso degli iscritti ai sindacati tra i lavoratori dell'Ilva di Taranto ed emerge che la Uilm è prima con oltre 3500 iscritti, la Fim seconda con circa 1900, terza la Fiom con un migliaio e ultimo proprio l'Usb con 900 circa.
Vigile sulla situazione della città di Taranto in questo momento particolare è anche la Chiesa di Taranto. Per la messa della Natività e per quella del Natale appena trascorso, l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, aveva disposto che in tutte le chiese dell'Arcidiocesi, nella parte della messa riservata alle intenzioni dei fedeli, ci sia una specifica preghiera dove si chiede che prevalga il bene comune, che le autorità ritrovino la concordia e che si data soluzione ai problemi della salute, dell'ambiente e del lavoro.